Una volta l'anno è lecito dare di matto!
Questo pensavano gli antichi, parlando del carnevale. E dello stesso parere è Jeff Lieberman, regista americano con il quale scambiai alcuni messaggi sui forum dell'internet movie database, dove a volte bazzica per soddisfare alcune curiosità sui suoi film.
Nel 1976, come esordiente schifò intere generazioni con il suo "I carnivori venuti dalla Savana" (titolo orig. Squirm, letteralmente "strisciare"), un horror epigono de "Gli Uccelli" di Hitchcock dove Fly Creek, villaggio di pescatori e gente rurale in Georgia veniva travolto da una valanga di vermicelli da esca, resi impazziti e carnivori dalle scariche trasmesse da un traliccio della luce finito nella palude.
All'epoca, Kim Basinger provinò per il ruolo della protagonista (Geri Sanders), Martin Sheen per quello del ragazzo innamorato che giungeva a farle visita da New York (Mick) e Sylvester Stallone avrebbe voluto fortemente la parte dell'antagonista (Roger). Poi, i giochi saltarono e i tre personaggi finirono nelle mani di emeriti - ma capaci - sconosciuti quali Patricia Pearcy, Don Scardino e R.A. Dow (il mistero sulle iniziali puntate persiste tutt'oggi).
La località di Fly Creek è in realtà quella di Port Wentworth e le comparse furono tutti cittadini all'epoca residenti nella zona.
Il regista Jeff Lieberman mi confermò che ad ispirarlo era stato Hitchcock con i suoi uccelli. In effetti, non occorre essere scienziati nucleari per percepire le analogie dello straniero - stavolta un quattrocchi lontanissimo dallo stile di Melania Daniels - che giunge dalla Grande Mela al paesotto e viene visto subito come un intruso, della madre di Geri che sembra matta quanto quella di Bodega Bay e della scena nella doccia alla "Psycho". Mi disse anche che i piccioni di Venezia e gli uomini che la mattina nettano le loro incontinenze sarebbero stati un soggetto perfetto per un copione.
Io, invece, lo ringraziai per avermi distrutto l'infanzia, visto che proprio da bambino mi beccai alcuni spezzoni del suo filmetto mentre, al mare, giocavo una partita a carte proprio fuori dalla porta a vetri del salotto dove i miei genitori ignari non facevano che emettere versacci disgustati, invece di cambiare quel cacchio di canale.
"Squirm" è il classico film che ti renderà difficile ciò che nella tua esistenza normale ti veniva spontaneo fino a poco tempo prima, come mangiare un semplice piatto di spaghetti o bere dal cartone del latte!
Questo horror si può dividere letteralmente in due tempi. Nel primo, dopo che il forestiero appena giunto a Fly Creek ha trovato uno sgradito ospite nel suo sodaciok, vi è un vero e proprio giallo dominato dal rinvenimento dello scheletro di un antiquario, proprio nel retro della sua casa. Lo sceriffo fa ovviamente orecchie da mercante quando il reperto sparisce per mano di qualcuno che nel frattempo lo ha trafugato, scambiandolo per un pezzo di valore. Sicchè i due protagonisti - Geri la ragazza locale e Mick il newyorchese - non verranno creduti nemmeno quando lanceranno l'allarme sulla rivolta animalesca, proprio in una spaghetteria all'italiana dove lo sceriffo sta consumando la cena con una donna di passaggio.
Nella seconda parte, la giornataccia campestre si consuma tra scariche di volts nel terreno, un terribile incidente in barca, strani decessi e la rivalità fra due uomini per la stessa donna. Finchè nella città rimasta senza energia elettrica calano le tenebre, complici della fuoriuscita dal terreno della Savana georgiana di migliaia di invertebrati non più spaventati dal sole e pronti a riversarsi nelle case e nei locali del paese, in una vera e propria odissea notturna.
Un fatto tragicomico capitò a Lieberman durante la lavorazione quando, per errore, ci fu lo scambio di alcuni brani della pellicola con il filmino di nozze di una coppia che si vide recapitare a casa scene raccapriccianti al posto di quelle girate al matrimonio!
Curiosamente, il 1976 fu l'anno di altre allucinazioni zoofile come quella de "Il cibo degli Dei" (The Food of the Gods) dove i protagonisti asserragliati nella fattoria canadese di Ida Lupino erano assaliti da bestie ingigantite dal concime inquinato. Ma è un anno sabbatico anche per i cani inferociti di "Dogs". L'enorme succeso riscosso, l'anno prima, da "Lo Squalo" di Steven Spielberg era ancora fresco e i cinefili battevano il ferro caldo, sfornando ogni genere di variante ma imitando senza pudore lo schema di Hitchcock.
Alla fine, scrissi a Jeff Lieberman che se fosse venuto in Italia gli avrei fatto volentieri da cicerone. Fu allora che mi rivelò di esserci stato da poco per ritirare un riconoscimento al "Ravenna Nightmare Film Festival" in quanto "Halloween Killer", la sua ultima fatica, si era classificato al primo posto.
Per capire come lavorasse al giorno d'oggi, diedi perciò un'occhiata anche a questo titolo. Bisogna dire che l'ironia, con il passare degli anni, è visibilmente aumentata.
Il killer che colpisce ad Halloween, vestito da diavolo, compie una nefandezza dietro l'altra - tutte scambiate per finzioni a causa della festività che dà luogo a un caleidoscopio di malintesi - posando per le foto di famiglia e giocando con un bambino che vuole essere il suo piccolo assistente. L'ingenuità del piccolo ragazzino lo porterà a credere che i delitti commessi durante il rituale del "dolcetto o scherzetto" siano parte integrante delle carnevalate, ma la situazione si complicherà quando il killer si avvicinerà pericolosamente alla famiglia del bimbo.
Notevole, tra l'altro, la prestazione di Amanda Plummer, l'attrice che interpreta la mamma un po' mattacchiona e che intrattiene più della festività stessa. Il momento clou lo si raggiunge con la festa mascherata dove viene portata avviluppata dallo scotch e con la successiva vestizione del killer nei panni del Signore con tanto di stimmate provocata da un foro di pallottola e dell'agente di Polizia, significante la caduta di qualsivoglia baluardo religioso e sociale a salvaguardia della vita umana.
Per gli amanti del genere, entrambi i film valgono lo svago, nell'attesa che Mr. Lieberman ne giri uno nuovo sui piccioni veneti di Piazza San Marco!
Nel 1976, come esordiente schifò intere generazioni con il suo "I carnivori venuti dalla Savana" (titolo orig. Squirm, letteralmente "strisciare"), un horror epigono de "Gli Uccelli" di Hitchcock dove Fly Creek, villaggio di pescatori e gente rurale in Georgia veniva travolto da una valanga di vermicelli da esca, resi impazziti e carnivori dalle scariche trasmesse da un traliccio della luce finito nella palude.
All'epoca, Kim Basinger provinò per il ruolo della protagonista (Geri Sanders), Martin Sheen per quello del ragazzo innamorato che giungeva a farle visita da New York (Mick) e Sylvester Stallone avrebbe voluto fortemente la parte dell'antagonista (Roger). Poi, i giochi saltarono e i tre personaggi finirono nelle mani di emeriti - ma capaci - sconosciuti quali Patricia Pearcy, Don Scardino e R.A. Dow (il mistero sulle iniziali puntate persiste tutt'oggi).
La località di Fly Creek è in realtà quella di Port Wentworth e le comparse furono tutti cittadini all'epoca residenti nella zona.
Il regista Jeff Lieberman mi confermò che ad ispirarlo era stato Hitchcock con i suoi uccelli. In effetti, non occorre essere scienziati nucleari per percepire le analogie dello straniero - stavolta un quattrocchi lontanissimo dallo stile di Melania Daniels - che giunge dalla Grande Mela al paesotto e viene visto subito come un intruso, della madre di Geri che sembra matta quanto quella di Bodega Bay e della scena nella doccia alla "Psycho". Mi disse anche che i piccioni di Venezia e gli uomini che la mattina nettano le loro incontinenze sarebbero stati un soggetto perfetto per un copione.
Io, invece, lo ringraziai per avermi distrutto l'infanzia, visto che proprio da bambino mi beccai alcuni spezzoni del suo filmetto mentre, al mare, giocavo una partita a carte proprio fuori dalla porta a vetri del salotto dove i miei genitori ignari non facevano che emettere versacci disgustati, invece di cambiare quel cacchio di canale.
"Squirm" è il classico film che ti renderà difficile ciò che nella tua esistenza normale ti veniva spontaneo fino a poco tempo prima, come mangiare un semplice piatto di spaghetti o bere dal cartone del latte!
"Che puzza in questa palude. Come faranno i pesci a viverci?
Mah ... non saprei. Forse vengono da New York!"
Mah ... non saprei. Forse vengono da New York!"
Questo horror si può dividere letteralmente in due tempi. Nel primo, dopo che il forestiero appena giunto a Fly Creek ha trovato uno sgradito ospite nel suo sodaciok, vi è un vero e proprio giallo dominato dal rinvenimento dello scheletro di un antiquario, proprio nel retro della sua casa. Lo sceriffo fa ovviamente orecchie da mercante quando il reperto sparisce per mano di qualcuno che nel frattempo lo ha trafugato, scambiandolo per un pezzo di valore. Sicchè i due protagonisti - Geri la ragazza locale e Mick il newyorchese - non verranno creduti nemmeno quando lanceranno l'allarme sulla rivolta animalesca, proprio in una spaghetteria all'italiana dove lo sceriffo sta consumando la cena con una donna di passaggio.
Hai già conosciuto lo sceriffo?
Chi, quello con tutti quei denti?
Chi, quello con tutti quei denti?
Nella seconda parte, la giornataccia campestre si consuma tra scariche di volts nel terreno, un terribile incidente in barca, strani decessi e la rivalità fra due uomini per la stessa donna. Finchè nella città rimasta senza energia elettrica calano le tenebre, complici della fuoriuscita dal terreno della Savana georgiana di migliaia di invertebrati non più spaventati dal sole e pronti a riversarsi nelle case e nei locali del paese, in una vera e propria odissea notturna.
"Dove vai?
Di sopra, a fare una doccia.
D'accordo, ma non andare fuori.
Perchè? Cosa c'è fuori?
FA COME TI HO DETTO!"
Di sopra, a fare una doccia.
D'accordo, ma non andare fuori.
Perchè? Cosa c'è fuori?
FA COME TI HO DETTO!"
Un fatto tragicomico capitò a Lieberman durante la lavorazione quando, per errore, ci fu lo scambio di alcuni brani della pellicola con il filmino di nozze di una coppia che si vide recapitare a casa scene raccapriccianti al posto di quelle girate al matrimonio!
Curiosamente, il 1976 fu l'anno di altre allucinazioni zoofile come quella de "Il cibo degli Dei" (The Food of the Gods) dove i protagonisti asserragliati nella fattoria canadese di Ida Lupino erano assaliti da bestie ingigantite dal concime inquinato. Ma è un anno sabbatico anche per i cani inferociti di "Dogs". L'enorme succeso riscosso, l'anno prima, da "Lo Squalo" di Steven Spielberg era ancora fresco e i cinefili battevano il ferro caldo, sfornando ogni genere di variante ma imitando senza pudore lo schema di Hitchcock.
Alla fine, scrissi a Jeff Lieberman che se fosse venuto in Italia gli avrei fatto volentieri da cicerone. Fu allora che mi rivelò di esserci stato da poco per ritirare un riconoscimento al "Ravenna Nightmare Film Festival" in quanto "Halloween Killer", la sua ultima fatica, si era classificato al primo posto.
Per capire come lavorasse al giorno d'oggi, diedi perciò un'occhiata anche a questo titolo. Bisogna dire che l'ironia, con il passare degli anni, è visibilmente aumentata.
Il killer che colpisce ad Halloween, vestito da diavolo, compie una nefandezza dietro l'altra - tutte scambiate per finzioni a causa della festività che dà luogo a un caleidoscopio di malintesi - posando per le foto di famiglia e giocando con un bambino che vuole essere il suo piccolo assistente. L'ingenuità del piccolo ragazzino lo porterà a credere che i delitti commessi durante il rituale del "dolcetto o scherzetto" siano parte integrante delle carnevalate, ma la situazione si complicherà quando il killer si avvicinerà pericolosamente alla famiglia del bimbo.
Notevole, tra l'altro, la prestazione di Amanda Plummer, l'attrice che interpreta la mamma un po' mattacchiona e che intrattiene più della festività stessa. Il momento clou lo si raggiunge con la festa mascherata dove viene portata avviluppata dallo scotch e con la successiva vestizione del killer nei panni del Signore con tanto di stimmate provocata da un foro di pallottola e dell'agente di Polizia, significante la caduta di qualsivoglia baluardo religioso e sociale a salvaguardia della vita umana.
Per gli amanti del genere, entrambi i film valgono lo svago, nell'attesa che Mr. Lieberman ne giri uno nuovo sui piccioni veneti di Piazza San Marco!
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dai sparane una più grossa